Recentemente abbiamo effettuato un programma domiciliare, secondo il modello MiC – Medici in Casa, su un paziente anziano (87 anni) che da alcune settimane si trovava in una situazione di progressivo decadimento delle condizioni generali, legate a scompenso di cuore con gambe gonfie, stanchezza, affanno, ecc. che ne hanno notevolmente ridotto le capacità di muoversi. Al primo incontro, dopo la valutazione clinica (anamnesi, misurazione dei principali parametri, visita generale, eco-color-Doppler venoso degli arti inferiori) abbiamo concentrato la nostra attenzione (e quella del paziente) su un momento fondamentale del programma di riabilitazione, la formulazione dell’obbiettivo. Siamo infatti ben coscienti che un obbiettivo ben costruito è in grado di tracciare la direzione ed il percorso della cura, di attivare le giuste risorse sia degli operatori sanitari che, soprattutto del paziente, della famiglia, dei collaboratori (badante, ecc.).
L'obbiettivo deve possedere dei precisi requisiti:
deve essere espresso in termini positivi.
deve essere possibile, compatibile cioè con le capacità, risorse e possibilità del paziente e dell’equipe dei sanitari.
deve essere misurabile, deve cioè essere possibile stabilire con certezza quando si è raggiunto l’obbiettivo.
Abbiamo chiesto al paziente la cosa che desiderava più di tutto ottenere, praticamente, precisamente, dall’azione del MiC – Medici in Casa. Il nostro assistito non ha avuto alcun dubbio al riguardo. Essendo ingegnere ed avendo ancora la possibilità di praticare l’attività professionale ci ha chiesto di aiutarlo a “poter tornare a lavorare nel suo studio alcuni pomeriggi la settimana”.
Ebbene, una nostra grande soddisfazione è stata quando, concluso il lavoro di ottimizzazione della terapia farmacologica, di riattivazione motoria e del ciclo di riabilitazione, il paziente ci ha chiamato telefonicamente, dal suo studio, per richiedere una consulenza stavolta per un suo familiare.