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Una storia vera a lieto fine.


- Gli hai chiesto di cosa aveva paura quando era giovane e di cosa ha paura adesso? - Io sì, per lavoro, e ti assicuro che le risposte ti fanno molto riflettere…

Col mio lavoro di medico geriatra, mi sto rendendo conto di quanto siamo fragili…

non ora, non domani, non quando ancora ti viene riconosciuto un ruolo nella società, nella famiglia, nella professione te ne accorgi, ma quando le forze ti abbandonano, il sonno sopraggiunge troppo presto per non vedere il tramonto e svanisce troppo presto in attesa dell’alba, i nipoti ti chiedono scherzosamente di abbandonare le chiavi dell’auto per non incorrere in rischi e la tua dolce metà, anch’essa ormai ottantenne ma “conservata” meglio di te e sulla quale hai esercitato un certo peso per 50 anni, ti priva dei compiti anche più “banali” come andare a pagare la bolletta o comprare il pane perché troppo lento o distratto o non più capace come un tempo…


Allora mi chiedo: "Paola tu di cosa avresti più paura invecchiando?" non ho dubbi sulla risposta: "non contare più nulla" ecco cosa mi terrorizza.

Su quest’onda, un po’ triste direi, ti racconto una storia a lieto fine.


Un figlio amorevole, ma disperato, spinto da una mamma esasperata e arrabbiata, mi ha contattato per fare una visita domiciliare ed eventualmente intraprendere un percorso riabilitativo domiciliare secondo i canoni di Medici in casa.

Il destinatario delle cure sarebbe stato suo padre, un ottantenne molto noto ai fiorentini per una brillante carriera sportiva.


L’anziano atleta, che nonostante la carriera sportiva non era stato risparmiato dall’inesorabile e imprescindibile invecchiamento del corpo e della mente, aveva perso ogni interesse personale, sociale e familiare.

Tutto ciò portando allo stravolgimento dei rapporti familiari, facendo ruotare la vita di tutti intorno agli umori e ai malanni dell’anziano “lamentoso” e ormai “non più utile”.

La situazione era stata aggravata da una recente polmonite che aveva allettato definitivamente il mio paziente; la depressione e lo sconforto avevano preso il sopravvento portando il mio paziente ad un vero e proprio stato di malessere e malnutrizione severa ad elevato rischio di morte (facile da comprendere anche per chi non conosce la letteratura scientifica).



Dopo un’attenta valutazione globale, e non soltanto medico-clinica, è stato messo a punto un programma intensivo, individualizzato e multidimensionale, di riattivazione.

Non senza difficoltà iniziali, ma con la naturalezza, l’identità e l’esperienza ormai maturate in collaborazione con il nostro splendido e preparato fisioterapista, che ha messo in atto le tecniche di potenziamento neurolinguistico, siamo riusciti ad ottenere:

Dott. Andrea Drago Fisioterapista

  • la guarigione clinica - compenso emodinamico e respiratorio

  • la riattivazione funzionale e la tolleranza allo sforzo

  • il recupero completo delle autonomie sia in casa che fuori casa

  • la ripresa di una vita sociale e della guida dell’automobile (col terrore del figlio ma con sommo piacere della moglie che poteva toglierselo di torno per qualche ora)



Sai cosa mi aveva colpito la prima volta che l’ho conosciuto, lì immobile a letto, nella sua magrezza? La tristezza.

Sai a me cosa ha colpito di più di questo ormai caro amico le ultime volte che sono andata a visitarlo, a conclusione del programma? Il sorriso!

(Dott.ssa Paola Polcaro, Geriatra)



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